Vedrà la luce il 10 luglio “La Lucertola”, nuovo romanzo di Giuseppe Novellino ambientato a Lacedonia.
Alberto, giornalista ultracinquantenne, approda per qualche giorno in un paesino dell’Alta Irpinia. La sua è una solitaria e occasionale rimpatriata nel luogo di nascita di suo padre, dopo un’assenza durata più di trent’anni. Ospite di un’anziana zia, insegue i ricordi della sua giovinezza, quando trascorreva i periodi estivi in quel paese. Rimescolando nel passato, si imbatte in una tragica vicenda ormai relegata nell’oblio: la strana morte di una ragazza avvenuta in un lontano passato. Alberto cercherà di risolvere il mistero, portando alla luce circostanze ed eventi ormai rimossi. Dopo una lunga ricerca piena di colpi di scena, la verità si presenterà imprevedibile e sconvolgente. Giuseppe Novellino ci trasporta, con la sua scrittura, fluida ed emozionale, all’interno di un romanzo giallo d’atmosfera e d’ambientazione, ricco di colpi di scena e dai risvolti imprevedibili.
Giuseppe Novellino nasce a Sondrio nel 1949 da madre valtellinese e da padre proveniente da Lacedonia, in Alta Irpinia. Laureato in Pedagogia, ha insegnato in diversi istituti con indirizzi differenti. Si considera un lettore forte, onnivoro, appassionato di storia, di letteratura e di filosofia. È un esperto di storia del cinema e di linguaggio cinematografico. Partecipa attivamente alla redazione di ArtLitteram, dove ha pubblicato numerose presentazioni e recensioni di libri di narrativa. È impegnato nel campo sociale, per la difesa dei diritti umani, della pace e della natura. Ha pubblicato i seguenti volumi: Bambini cose animali, Casa Editrice “La Scuola” di Brescia – 1989. Sogni nella città, Casa Editrice “La Scuola” di Brescia – 1990. Dinamite pura, Casa Editrice “Albatros Il Filo” di Roma – 2009. La vertigine e l’attesa, “Edizioni Creativa” di Napoli – febbraio 2010.
Autore: Giuseppe Novellino
Genere: Romanzo giallo
Collana: Thriller
Anno: 2018- Luglio-
Pagine: 206
Prezzo: € 13,00
ISBN: 978-88-6247-176-3
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Ad essere veramente sincero, alla mia età ancora riesco a percepire quella vaga e indefinibile sensazione di benessere che caratterizzava, nel corso dell’infanzia, il periodo prenatalizio. Ritengo del pari che molti, come me, rimpiangano quella particolarissima atmosfera, fatta di attese, ma anche di spirito creativo che andava a focalizzarsi sulla costruzione del presepe. Non c’è sicuramente bisogno di scomodare il grande Eduardo De Filippo ed il suo culto dei panorami della Natività espressi in “Natale in Casa Cupiello” per rendersi conto che il presepe, da quando san Francesco lo inventò, è parte importantissima della cultura italica. Non a caso quella presepiale è una forma d’arte straordinaria ed al contempo difficile, che trova nei maestri partenopei i caposcuola indiscussi.
E al presepe ha indirizzato la sua creatività, con risultati veramente straordinari, Kaieta, che espone in Corso del Sole, al civico 76, sotto l’arco denominato “Porta La Stella”, da venerdì 8 dicembre. Questi i giorni e gli orari:
VENERDÌ 8 DICEMBRE
SABATO 9 E DOMENICA 10 DICEMBRE
SABATO 16 E DOMENICA 17 DICEMBRE
SABATO 23 DICEMBRE
SABATO 30 DICEMBRE
DALLE ORE 17:00 ALLE ORE 21:00.
Al di sopra delle mie più rosee aspettative il video girato da Antonio Onorato a Lacedonia per vestire di immagini la sua splendida canzone "O nonno mio". Merito delle sonorità promananti dalla sua chitarra, ma anche dalla perizia estrema delfilm-maker Salvatore Cafiero, del pilota del drone teleguidato, Rosario Ruvolo, e del simpatico Pasquale Troise, road manager. Il tour tra i vicoli del nostro paese ha dimostrato, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, che le antiche pietre possono costituire "note visive" in una sinfonia di antiche cifre musicali che soltanto i nostri orecchi distratti non odono più.
Bravissimo Antonio, grandissimo artista grande anima.
Ecco il video.
Le dita di Antonio Onorato volano sulle corde della chitarra, che veste di inusitate sonorità i vicoli silenti del centro storico di Lacedonia. Qualcuno, incuriosito, getta un occhio dalla finestra al fine di comprendere che cosa stia accadendo in quel mondo inondato dal pallore del sole pomeridiano, già pronto ad immergersi nel suo usuale letargo dopo il breve risveglio di agosto. La telecamera sensibilissima del film-maker Salvatore Cafiero riprende tutto con avidità, guidata da mani che sembrano riuscire a scovare da sole le angolazioni migliori, gli sfondi più idonei. Il drone teleguidato da Rosario Ruvolo ronza sulle nostre teste, incurante dei nostri sguardi levati in aria, tranne quello di Pasquale Troise, il road manager, affaccendato nelle questioni relative alla sua funzione. È questa la cronaca di una giornata di faticose riprese. Le immagini, una volta montate, costituiranno gli abiti visivi di una canzone di Antonio Onorato, in un video che andrà a promuovere il suo nuovo splendido album, il quale si discosta dai precedenti perché ospita anche brani cantati e non soltanto musicali. Le parole si innerveranno tra le note lanciando messaggi di eterogenea natura, taluni anche molto forti e dalla marcata intonazione satirica. Questo è il caso del video de quo, che si fonda un noto detto in grande uso a Napoli: «Se mio nonno non fosse morto, sarebbe vivo!»
Altro non si aggiunge in questa sede se non le foto che testimoniano della fatica artistica di un grandissimo musicista che ha scelto quale location per le riprese il paese di suo padre, il luogo nel quale affondano le sue radici.