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Il terremoto del 1980, per l’Irpinia, è stato uno degli eventi più funesti dell’intera storia del territorio, pari, probabilmente, a quello verificatosi mezzo secolo prima, nel 1930, ed inferiore soltanto al cataclisma che devastò la quasi totalità del Meridione d’Italia nel 1456. Ricordare è importante non soltanto per rivolgere un pensiero commosso alle vittime e a quanti, in quelle circostanze, sperimentarono una sofferenza reale, di quelle che tolgono il respiro e sembrano fermare il cuore, ma anche per spiegare alle nuove generazioni la fragilità di un territorio a perenne rischio perché situato su faglie attive, nel nostro caso tanto orizzontali quanto verticali, come mostrano le mappe dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Il solo modo per prevenire catastrofi come quella de qua è ricorrere a modalità costruttive antisismiche, avvalendosi di materiali idonei e non di scarto, come avveniva sovente nel passato, per motivi di risparmio economico. I giovani vanno resi edotti dei rischi e preparati adeguatamente soprattutto ad alimentare, in futuro, una società consapevole e votata a buone pratiche che tengano in non cale il profitto a fronte del diritto alla sicurezza. La scuola, in tale contesto, assume un ruolo di importanza primaria, chiamata com’è a forgiare i cittadini che dovranno muovere i propri passi esistenziali sul filo teso del domani. Forte di tale consapevolezza, la dirigente scolastica prof.ssa Silvana Rita Solimine, che guida da titolare l’IIS “E. Fermi” di Vallata e, in regime di reggenza, l’IOS “F. De Sanctis” di Lacedonia, ha accolto l’invito promanante dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sede di Grottaminarda, che domani si collegherà da remoto con gli studenti delle scuole sopra citate in occasione del quarantunesimo anniversario del terremoto che il 23 novembre del 1980 sconvolse gran parte del territorio d’Irpinia provocando molte migliaia di morti, oltre alla completa distruzione di interi paesi. L’incontro virtuale troverà attuazione a partire dalle 10.00 sulla piattaforma Google MEET e troverà estroflessione in diversi momenti. Gli esperti dell’INGV illustreranno, innanzitutto, gli eventi del 1980, con approfondimenti, per poi lasciare spazio alle domande degli studenti. Quindi porranno in essere alcune attività “esperienziali”, perché nulla è efficace quanto l’apprendimento in situazione. Vedere con i propri occhi rafforza enormemente la conoscenza meramente teorica. Pertanto sarà effettuato un esperimento consistente nella simulazione della rottura delle faglie, quindi i ragazzi saranno guidati in una visita virtuale alla sala di monitoraggio sismico e per finire sarà testata, attraverso un questionario, la percezione del rischio da parte degli studenti.

 

Reputo l’iniziativa di cui sopra meritevole di grandissimi elogi perché esula abbondantemente dalle consuete celebrazioni condite con una retorica usata ed abusata da oltre quattro decenni, trasformandosi in una occasione di autentica sensibilizzazione e di notevole accrescimento culturale, ovverossia in un importante momento formativo che coinciderà, ne sono certo, con una presa di coscienza, da parte dei giovani interessati, dello status quo ambientale.  

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Nell’approfondimento continuo della trattazione dei contenuti artistici e formativi dei vari comparti dell’industria culturale, attraverso la realizzazione di laboratori di sperimentazione dedicati all’arte contemporanea (cinema, fotografia e musica), la valorizzazione dei beni museali con attività di accoglienza e promozione nonché la valutazione delle istanze, presso il Ministero della Cultura, del mondo dello spettacolo televisivo, cinematografico e teatrale, tesa all’affermazione e al rilancio del mondo dell’arte nel nostro Paese, mi sto dedicando, ultimamente, ad una ricerca, in ambito musicale, su un mio conterraneo, Grammatio Metallo, un prete musicista vissuto a cavallo tra il ‘500 e il ‘600, che tra le sue composizioni vanta Canzoni, Villanelle, Mottetti, Messe, Magnificat e, in particolare, i Ricercari a due voci per sonare et cantare che gli hanno riconosciuto una particolare notorietà perchè rivelatasi l’opera più diffusa e apprezzata per l’insegnamento della lettura musicale, difatti più volte ristampata in vita dall’autore e ripubblicata postuma per quasi tutto il XVII secolo. Dopo aver riletto la lettera ricevuta dal compianto Don Michele Lattarulo, parroco di Bisaccia, nell’ottobre del 1976, inviata da Don Siro Cisilino della Fondazione Cini di Venezia, nella quale si segnalava l’esistenza in passato, a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, di un prete musicista, originario di Bisaccia, di nome Grammatio Metallo, è cresciuta in me una forte curiosità verso questo mio conterraneo perché ho potuto constatare che alcune sue opere sono state programmate ed eseguite in concerti di musica sacra svoltisi in giro per l’Italia, dal nord al sud. Evidentemente le iniziative partite da Bisaccia, e attive ancora oggi, dopo la sua scoperta, sono state propizie per dare risonanza ai suoi componimenti. Gli eventi artistici, per promuovere l’opera del Metallo, si manifestano per la prima volta, come è noto, nel 1984 con la istituzione a Bisaccia del 1° Concorso Europeo di Composizione Musicale intitolato al musico bisaccese, aperto a giovani compositori, su iniziativa della Pro Loco, presieduta da Marcello Arminio, oggi sindaco, con l’ausilio della consulenza e la ricerca storica del parroco bisaccese, Don Michele Lattarulo, nonchè del patrocinio dell’amministrazione comunale.

  In verità, sfogliando qualche numero del periodico locale La Torre, periodo anni ‘70, ho appreso anche che il CUSB – Circolo Universitario Sociale Bisaccia - aveva nella sua programmazione culturale del 1978 la celebrazione del nostro prete compositore Metallo, quindi subito dopo la notizia giunta da Venezia, attraverso la esecuzione di sue opere con l’orchestra Sinfonica di Pordenone, anche se non ho avuto riscontro degli eventi pianificati nei numeri successivi del periodico. L’iniziativa del concorso europeo riscuote un grande successo per la partecipazione di diversi giovani compositori che giungono da Conservatori italiani e stranieri nonché per la realizzazione di una stagione concertistica in cui vengono eseguite opere del Metallo e di compositori del medesimo periodo (Monteverdi, Caccini, Stradella, ecc.) suscitando l’interesse da parte di tanti cittadini della nostra provincia e dei bisaccesi orgogliosi della scoperta della grandiosità di un concittadino vissuto tra il 500’ e il 600’. Il concorso, promosso il 18 marzo del 1984, si conclude il 24 giugno successivo con l’aggiudicazione del 1° premio in favore del giovane compositore greco Joseph Papadatos del Conservatorio di musica di Atene, al 2° e 3° posto si classificano due giovani musicisti italiani: Fausto Sebastiani del Conservatorio di Milano e Virgilio Prosperi del Conservatorio di Firenze.

Nel 1987 viene riproposta la 2° edizione del concorso, ma l’iniziativa subisce una stasi e solo negli ultimi anni, grazie all’impulso del Centro Studi G. Metallo, guidato dal dott. Nino Macina, costituitosi per continuare a promuovere l’opera del prete musico bisaccese, ed al sostegno economico del Comune di Bisaccia, il concorso viene ripreso e riportato al successo con altre edizioni.

 L’eco delle iniziative tenute a Bisaccia nel tempo contribuiscono a tenere vivi il ricordo e l’opera del Metallo e consentono di avere sempre accesi i riflettori sul nostro sacerdote compositore, infatti di Grammatio Metallo si interessano studiosi e docenti universitari nonchè maestri di Conservatorio che scrivono della sua vita e delle sue opere, ma prima di tutti, evidentemente, Don Michele Lattarulo con i suoi “APPUNTI” del 1977, da dove è partito il mio lavoro, veramente interessanti, che, tra l’altro, lasciano trasparire, da parte del parroco bisaccese, una felicità ed un orgoglio straordinari, per la scoperta dell’esistenza del sacerdote musico, compaesano e grande compositore, che potrà così unirsi alla folta schiera di personaggi bisaccesi che hanno dato lustro alla nostra piccola comunità. L’approfondimento della ricerca sul Metallo mi ha consentito di arricchire il bagaglio di notizie fin qui acquisite anche da altri studiosi rispetto alle sue opere e di rintracciare dei reperti documentali preziosi da raccogliere in un testo corredato anche di immagini per dare una divulgazione più esaustiva del personaggio e più attraente per il lettore. Come dicevo all’inizio, Grammatio Metallo ha scritto musica sacra, mostrandosi contrappuntista rigoroso, ed è stato ricordato in alcuni concerti per lo più attraverso i suoi componimenti sacri, ma mi piace segnalare che negli anni scorsi, anche recenti, è stato coinvolto in produzioni musicali di grande valore, in quanto anche compositore di canzoni e villanelle alla napoletana, infatti, nell’ambito di studi iniziati negli anni sessanta per il recupero e la riproposta del patrimonio musicale della tradizione popolare campana, da parte di un gruppo italiano di musicisti ben presto diventato famoso nel panorama musicale nazionale ed internazionale, perché unico nel suo genere - la N.C.C.P. -  un brano scritto dal Metallo è presente in ben tre raccolte di successo di questo gruppo: Li sarracini adorano lu sole (1974) - Incanto acustico (1996) e 50 anni in buona compagnia (2016), previo riadattamento alle esigenze artistiche degli interpreti. Il brano risulta sempre presente con “autore anonimo” oppure “brano tradizionale” perché evidentemente il documento rinvenuto in passato non riportava il nome dell’autore, ma, come si evince dalla copia dell’opera in mio possesso, trattasi dei versi della canzone In galera li panettieri, scritti dal Metallo nel 1577, presente ne Il SECONDO LIBRO DI CANZONI A TRE ET A QUATTRO VOCI - Regolate & osservate con una Moresca, alla tavola 12.              Un brano scritto in un momento storico particolare della Napoli del XVI secolo, afflitta da una serie di difficoltà tra cui la penuria di pane. Inoltre lo stesso brano, interpretato da un altro gruppo musicale partenopeo, nel 2015, è risultato parte integrante del programma di un concerto musicale, realizzato nel carcere di Santo Stefano di Ventotene, organizzato dall’Associazione Accademia Mediterraneo Arte & Musica, di cui io, per altro, ho curato la registrazione e la post produzione audio dei brani musicali eseguiti”.

Mi preme sottolineare che le opere di Grammatio Metallo non sono custodite solo in Italia, bensì anche in biblioteche di diversi Paesi europei ed in quelle oltre oceano degli Stati Uniti e del Canada; sono inoltre argomento di studio e approfondimento da parte di studenti universitari delle facoltà di musica di Oxford e di Cambridge che hanno svolto tesi sui componimenti sacri del musico irpino individuando il nostro sacerdote un caso di studio adatto per la devozione compositiva nell’ordinario di messa della fine del XVI e dell’inizio del XVII secolo. Venezia è stata la prima tappa della mia ricerca per recarmi presso la Biblioteca della Fondazione Cini, da dove tutto è cominciato nel 1976,  in quanto sito di custodia di alcune opere del Metallo, conservate sotto forma di microfilm, già visitate e curate inizialmente dal sacerdote compositore Don Siro Cisilino della Fondazione medesima, e poi l’Archivio di Stato di Venezia, per reperire notizie nei Fondi del Duca di Candia (Creta) - Processi e carte criminali degli anni 1564-1610, in considerazione del periodo in cui il Metallo si reca in Terra Santa (1601-1602)  passando per l’isola di Creta, dove viene arrestato. La British Library di Londra, con la quale ho intrattenuto corrispondenza, mi è stata di aiuto prezioso per avermi inviato copia di altre opere del Metallo, in particolare quelle di musica sacra, da cui ho desunto notizie importanti circa il suo viaggio avventuroso in Egitto e in Terra Santa. A Roma, presso la Biblioteca Nazionale Centrale, ho attinto informazioni circa il primo periodo della sua vita, vissuto tra Bisaccia e i paesi limitrofi ad insegnare musica, cioè prima di iniziare il suo pellegrinaggio nell’Italia settentrionale e in Terra Santa; presso l’Archivio di Stato ho rinvenuto il reperto originale del testamento del Metallo e nella Biblioteca Apostolica Vaticana l’edizione autentica del 1609 di una delle sue opere di maggior successo, i Ricercari a due voci per sonare et cantare. A Napoli, nei Fondi del Sant’Ufficio, Processi 1549-1647, dell’Archivio Storico della Diocesi, ho rinvenuto le carte originali dell’interrogatorio dell’Inquisizione napoletana, perché il Metallo viene processato insieme ad altri sacerdoti per sospetta negromanzia nell’aprile del 1571. Il Museo internazionale e la Biblioteca della Musica di Bologna  -  che ringrazio in modo particolare per avermi concesso la facoltà di usare delle immagini custodite nei loro archivi  -  e la Biblioteca Pubblica Statale di Montevergine di Mercogliano (AV) sono state preziose per il consulto rispettivamente di alcune opere del Metallo e degli “Appunti” di Don Michele Lattarulo. Riprenderò quanto prima l’ultima parte della mia ricerca, sospesa per la contingenza della pandemia, riguardante il contenuto del testamento del Metallo, da fare presso gli archivi del Vaticano, e non solo, per accertare, in particolare, il sito della sepoltura del sacerdote bisaccese che, secondo le sue volontà, sarebbe dovuta avvenire a Roma, nella Chiesa di Santa Marta in Vaticano, sede della confraternita dei Serventi del Palazzo del Papa, dal suo esecutore testamentario don Francesco Soriano, Maestro di Cappella di San Pietro, e per far luce, tra l’altro, sulla data precisa della sua dipartita che al momento resta collegata alla sola circostanza temporale del testamento redatto a Roma nell’agosto del 1615.

 

 

 

 

 

 

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La funzione del docente di sostegno, nella scuola del terzo millennio, va acquistando un’importanza sempre maggiore per un eterogeneo ordine di motivi. Da una parte gioca un ruolo non secondario l’affinamento della sensibilità sociale rispetto alle problematiche relative alla diversa abilità, la qual cosa, come è naturale, influenza il legislatore che progressivamente adegua la normativa alle reali esigenze de quibus, dall’altra, invece, la fenomenologia connessa ai disturbi specifici dell’apprendimento viene finalmente considerata non come frutto di cattiva volontà o di mero disimpegno negli studi da parte degli alunni, come un tempo, ma per quello che è, per l’appunto l’epifania di una perturbazione nell’apprendimento e nella estroflessione delle abilità connesse alla scrittura, alla lettura, al calcolo, che può e deve essere affrontata e superata utilizzando tecniche mirate e di comprovata efficacia. Dunque si amplia oltremodo la platea di quanti, già oggi, sono considerati portatori di bisogni educativi speciali e ciò comporta la necessità di ricorrere a competenze specifiche quali quelle di cui i docenti di sostegno sono forieri. A ciò si aggiunga che, ad esempio, la casistica di condizioni quali l’autismo, in tutte le gradazioni dello spettro, va aumentando progressivamente e per cause ancora oggi ignote, stante un’eziologia in gran parte avvolta nel mistero, ragion per la quale è non soltanto intuibile, ma anzi certo che la richiesta di docenti di sostegno, in ambito scolastico, è destinata ad aumentare in maniera esponenziale. Ciò spiega anche l’affluenza, sempre crescente, di aspiranti al conseguimento dell’abilitazione per il tramite della frequenza al Tirocinio Formativo Attivo che gli Atenei italiani pongono in essere. Si tratta di un passaggio essenziale, ragion per la quale sono in molti a tentare di accedervi. Occorre, però, sostenere prove preselettive che finiscono per precludere l’accesso alla maggioranza dei candidati. Partecipare senza una preparazione preliminare specifica è una sfida lanciata alla sorte.

 

Per questo la FLC CGIL di Avellino e l’Associazione Proteo Fare Sapere hanno organizzato, per martedì 27 luglio alle ore 17.30, un corso di preparazione alle prove preselettive sulla piattaforma digitale GoogleMeet.

 

La partecipazione è gratuita per gli iscritti alla FLC CGIL di Avellino.

 

Intervengono

 

Erika Picariello, Segretario generale FLC CGIL Avellino

 

Luana Ambrosone, Presidente Proteo Fare Sapere Avellino.

 

Info:

 

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Luana Ambrosone, 366.3581981

 

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F

Frank Cacian presso il MAVI

 

Il primo premio nel concorso dei documentari brevi del ReelHeART International Film & Screenplay Festival è stato assegnato in Canada a un film italiano che racconta una storia tra l'Irpinia e gli Stati Uniti: “5x7 - il paese in una scatola”, del regista romano Michele Citoni, 

 

Il premio è stato annunciato al termine della settimana di proiezioni in una cerimonia on line a cui ha partecipato il regista. Il festival, infatti, giunto alla 17ma edizione, si è tenuto sulla rete a causa delle restrizioni anti-Covid tuttora vigenti nello stato canadese dell'Ontario, la cui capitale Toronto è sede della manifestazione. La proiezione di “5x7” ha rappresentato una prima assoluta canadese per il film che racconta il soggiorno del fotografo americano Frank Cancian a Lacedonia (Av) nel 1957, la genesi delle 1801 foto da lui realizzate nella piccola comunità rurale dove restò per sei mesi, il ritrovamento delle foto e il ritorno di Cancian, antropologo e professore universitario ormai in pensione, a Lacedonia sessant'anni dopo, dove ha donato le foto alla Pro Loco ed ha tagliato il nastro del MAVI-Museo Antropologico Visivo Irpino che oggi le espone.

 

Le 1801 foto in bianco e nero rappresentano uno straordinario ritratto etnografico di una comunità rurale del Sud realizzato per immagini, richiamando il noto lavoro svolto dall'artista americano Paul Strand insieme al cineasta Cesare Zavattini a Luzzara (Re) solo alcuni anni prima e pochissimi altri esempi analoghi. «Nessun antropologo che abbia studiato il Mezzogiorno d’Italia in quegli anni ci ha lasciato un più vivido e completo ritratto di comunità», ha scritto Francesco Faeta, uno dei massimi esperti di antropologia visuale, nel libro da lui curato Un paese del Mezzogiorno italiano. Lacedonia (1957) nelle fotografie di Frank Cancian (Postcart, 2020), volume pubblicato in doppia edizione italiana e inglese in occasione della omonima mostra in corso a Roma nella sede, scientificamente prestigiosa, del Museo delle Civiltà del Ministero della Cultura.

 

Il documentario di Citoni ricostruisce un episodio ancora poco conosciuto ma di grande importanza nella storia dell'antropologia visuale e fa un ritratto caldo e affettuoso di un intellettuale di grande valore, purtroppo scomparso nel novembre scorso in California, e del suo rapporto con la comunità in cui si è immerso per studiarla; inoltre racconta come la memoria e le pratiche culturali possano contribuire a rafforzare l'identità di una piccola comunità, elemento centrale per la coesione di tutti i territori interni italiani e d'Europa in crisi di spopolamento e marginalizzazione economica.

 

Il film è stato prodotto e realizzato da Michele Citoni per il MAVI in coproduzione con la Proloco "Gino Chicone", l'associazione LaPilart e il Comune di Lacedonia; è stato montato da Roberto Mencherini e si avvale delle musiche dei napoletani KuNa e del quartetto jazz del lacedoniese Pasquale Innarella. Prima del recentissimo riconoscimento canadese, “5x7” ha vinto numerosi premi in Italia, Stati Uniti e altri paesi.

 

Il ReelHeART International Film & Screenplay Festival è stato fondato a Toronto nel 2004 e da allora proietta le anteprime per il Canada di film, sceneggiature e progetti televisivi «dei migliori registi e sceneggiatori indipendenti emergenti e professionisti provenienti da tutto il mondo». Il festival si definisce «fresco, indipendente, anti-nicchia» e ha scelto il seguente principio-guida: «tutte le culture sotto lo stesso tetto».

Il regista Michele Citoni

 

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Blog a cura del Dott. Michele Miscia

 

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