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La comunicazione politica di sei leader nel periodo che va dalla dichiarazione dello stato d’emergenza (31 gennaio 2020) alla fine del lockdown (4 maggio 2020).
È il tema su cui si sviluppa «Virus, comunicazione e politica», il libro di Domenico Bonaventura appena uscito per Aracne Editrice (2021, 176 pp, € 13) e disponibile sul sito della Casa e sulle maggiori piattaforme di vendita di libri online (Amazon,Libreria Universitaria, Libro Co, Ippogrifo, Goodbook).
L’autore, giornalista e consulente per la comunicazione politico-elettorale, analizza questi 93 giorni scegliendo di mettere sotto i riflettori sei leader politici: Conte, Renzi, Salvini, De Luca, Berlusconi, Meloni. Ne viviseziona le strategie e le tecniche di comunicazione, l’utilizzo più o meno accelerato dei social, le uscite sulla stampa, le ospitate in tv, la narrazione scelta per arrivare ai cittadini. E i risultati che ottengono in termini di consenso personale e di consenso al partito.
Quello considerato è un periodo che stravolge la vita del mondo, ed è chiaro che anche il modo di comunicare la politica ne esca completamente cambiato. Il popolo si stringe intorno alle istituzioni e a volte è l’istituzione che si fa politica, come nel caso del presidente del Consiglio, incalzato (già allora) da un Renzi che le prova tutte per cercare di distinguersi dalla sua stessa maggioranza. Se un leader come Salvini risente grandemente del cambio di agenda e della necessità di modificare l’approccio col suo popol, conquista invece la ribalta nazionale Vincenzo De Luca, che fa della durezza di azione e di linguaggio la propria cifra comunicativa. Accanto a loro, Silvio Berlusconi sceglie ostentatamente la strada della responsabilità e della collaborazione istituzionale, mentre Giorgia Meloni mette sul tavolo una strategia che sembra pagare.
Avvalendosi dei contributi di Francesco Di Costanzo (presidente di PA Social), Livio Gigliuto (vicepresidente di Istituto Piepoli) e Michele Zizza (Phd in Strategic Communication – Coris La Sapienza), di un’intervista ad Alessio Postiglione (portavoce del sottosegretario al Mibact) e dei dati di Data Media Hub, l’autore scatta un’istantanea dei mutamenti che il mondo della comunicazione politica conosce in 93 giorni di passione.
Un’analisi approfondita delle tecniche con cui la politica comunica sé stessa nel periodo del lockdown, con un accento sui social: determinanti più che mai nel consentire un rapporto tra leader e seguaci (il caso Conte è emblematico), portano però anche a un divaricamento ulteriore del fenomeno della disintermediazione.
Un fermo immagine di un momento storico, insomma, che segnerà l’avvenire. Della politica e della comunicazione che la racconta.
BIOGRAFIA
Domenico Bonaventura (Avellino, 1984), giornalista e comunicatore. Vive e lavora tra Lacedonia, in Alta Irpinia, dov’è cresciuto, e Roma. Italiano e meridionale fiero e critico, con una passione rovente per il calcio, la politica e le parole. Ha collaborato per nove anni con «Il Mattino» di Napoli. Scrive per diverse testate (Restoalsud.it, Eurocomunicazione.com). Cura un blog su «Il Riformista» ed è fondatore di Velocitamedia.it. Ha lavorato come consulente per la comunicazione per istituzioni, manifestazioni culturali, enti museali e campagne elettorali. Nel 2013 ha pubblicato “Parole e crisi politica” (Ilmioloibro.it).
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Lunedì 1 febbraio, a Lacedonia, ha preso fuoco un appartamento all’ultimo piano del palazzo IACP (Istituto Autonomo Case Popolari) situato al civico 55 di Rione Vittorio E. III, di fronte alla chiesa della SS. Trinità. L’incendio, domato dai pompieri, ha distrutto l’abitazione con tutto il suo contenuto, lasciando intatti soltanto degli indumenti bagnati dall’acqua abbondantemente versata dai pompieri. Grazie a Dio gli inquilini non hanno subito nocumento fisico, pur nel comprensibile spavento e nell’infausta perdita dei beni materiali contenuti in casa. Anche lo stabile non pare abbia riportato, fortunatamente, danni strutturali, ragion per la quale sarà possibile procedere ai lavori di ristrutturazione e quindi alla restituzione della casa alla famiglia vittima di tale disastroso evento. Sembrava che l’incidente fosse destinato a chiudersi in questo modo ma, evidentemente, talvolta la malasorte tende ad accanirsi. Fatto è che stamattina, 3 febbraio, intorno alle ore otto mattutine, una colonna di fumo si è levata, di nuovo, dall’appartamento. Per il tramite della vox populi si è diffusa l’ipotesi, peraltro molto probabile, che talune braci non si siano spente completamente perché protette da materiali idrorepellenti e che, dopo aver covato per due giorni, per l’azione del vento che entrava dalle finestre sfondate, abbiano ripreso vigore dando vita ad un nuovo incendio. Tutte le autorità cittadine sono state allertate contemporaneamente ai pompieri e immediatamente i Carabinieri, con il sindaco Antonio Di Conza e il dipendente comunale Antonio Pasciuti, sono accorsi sul posto molto prima dei Vigili del fuoco, i quali, come è noto, non hanno sede a Lacedonia ma, se chiamati, pur con grande solerzia sono comunque costretti a giungere da altre località, la più vicina delle quali è Bisaccia. Constatato che il fuoco rischiava di divampare nuovamente, ponendo stavolta a rischio l’intero edificio, il maresciallo Andrea Casadei, comandante della stazione Carabinieri di Lacedonia, con l’appuntato Ignazio Pisani, con l’ausilio già citato Miche Pasciuti e con il prezioso apporto dell’inquilino dell’appartamento prospiciente, hanno formato una catena umana e con dei secchi riempiti con l’acqua attinta alla rete della suddetta abitazione sono riusciti a domare le fiamme spegnendo definitivamente il nuovo focolaio prima che fosse troppo tardi. Certamente la loro azione ha evitato che la struttura subisse danni ulteriori, poiché una parete non portante interna, fortunatamente solo un tramezzo, è crollata per l’azione del calore. Chi scrive non può fare a meno di elogiare lo spirito di iniziativa, quello di abnegazione ed il coraggio degli uomini al comando del capitano Gianpio Minieri, estendendo l’apprezzamento a Michele Pasciuti ed al concittadino che si è prestato a porgere il suo aiuto.
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